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Merchandising e Codice Etico: sono davvero elementi lontani?

Merchandising e Codice Etico: sono davvero elementi lontani?

Avete mai pensato a quanto un prodotto contraddistinto da un marchio o legato ad una specifica immagine o a dei valori possa fornire a chi lo possiede un vero e proprio legame e senso di appartenenza a quell’oggetto e a ciò che rappresenta?

Il contratto di merchandising mira a generare profitti diretti dalla vendita di prodotti marchiati.

Prevede l’utilizzo del marchio o dell’immagine di una squadra, di un atleta, di un personaggio noto a favore di un terzo per la produzione di prodotti, a fronte del pagamento di una royalty.

Questo permette al licenziatario di produrre e vendere articoli che portano il marchio del licenziante, come abbigliamento, accessori o gadget.

Permette di monetizzare, in modo tutto sommato immediato, la notorietà di un marchio o di un personaggio attraverso la vendita di prodotti tangibili.

Coinvolge tre soggetti: il licenziante, il licenziatario e i consumatori o il pubblico sia come acquirenti dei prodotti che come destinatari finali del messaggio commerciale e dell’immagine veicolati attraverso i prodotti stessi.

Ma cosa accade se il licenziatario inizia ad utilizzare il marchio in un modo che non è in linea con l’immagine del licenziante?

Si pensi al caso di lesione dell’immagine creatosi per Chiara Ferragni a seguito della sanzione della Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per la pubblicità ingannevole per la beneficenza legata alla vendita dei Pandori Balocco (ne avevamo parlato nel nostro articolo “Pubblicità ingannevole, implicazioni giuridiche e non: il caso Balocco-Ferragni”).

Per questo “inconveniente”, Coca-Cola e Safilo hanno potuto risolvere i relativi contratti con la influencer. In quei casi si trattava di sponsorizzazione (ne parleremo meglio), ma la sostanza non cambia.

Anche Pigna ha deciso di risolvere il contratto di collaborazione per la creazione di prodotti per la scuola a marchio “Chiara Ferragni” in ragione della applicazione di un codice etico aziendale che “esclude la collaborazione con soggetti terzi sanzionati dalle autorità competenti per aver assunto un comportamento non etico, corretto e rispettoso delle leggi”.

La possibilità per Pigna di svincolarsi dal contratto per ragioni etiche è stata prevista contrattualmente tempo prima del verificarsi della sanzione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e in un momento in cui nessuno si sarebbe potuto aspettare un epilogo negativo per le attività eseguite dalla nota influencer.

Pensare in anticipo a questi aspetti e inserire nei contratti previsioni adeguate a limitare i danni in caso di circostanze negative, e soprattutto farlo in tempi non sospetti, è fondamentale.

La corretta definizione dei limiti d’uso dell’immagine o del marchio nonché l’etica e l’integrità morale risultano fondamentali nei contratti che regolamentano questi rapporti: una lesione dell’immagine di una delle due parti coinvolte può costituire un danno incalcolabile per l’altra parte.

Il nostro Studio assiste nella redazione di codici etici e contratti di merchandising in ottica tutela del marchio e dell’immagine delle parti coinvolte nell’operazione commerciale.

Oltra ad una competenza specifica, sono ormai diversi anni che il nostro studio segue aziende nella stesura di codici etici e contratti di merchandising e sponsorizzazione (di cui parleremo in un prossimo articolo).

Conosciamo il mondo sportivo e sappiamo come assistere i nostri clienti a raggiungere i migliori risultati sia in termini economici che di visibilità dei propri marchi e della propria immagine.

L’impostazione flessibile del nostro studio, inoltre, consente al cliente di avere una relazione diretta e risposte tempestive che salvaguardino i propri interessi.

Se avete un marchio e lo volete valorizzare, vi aspettiamo nel nostro studio per discuterne insieme.

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